Gli sms hanno sostituito i capelli e le tracce di rossetto come prova del tradimento nella coppia. È quanto si evince dalla sentenza 5510 della Corte di Cassazione secondo la quale i brevi messaggi di testo costituiscono una prova ben più che valida per accreditare una richiesta di separazione con addebito a carico del coniuge fedifrago.
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Il caso – La Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi su una decisione della Corte di Appello di Milano riguardo a una causa di separazione di una coppia “bene” del capoluogo lombardo. In particolare il tribunale di secondo grado aveva riconosciuto alla moglie tradita “l’addebito per violazione dell’obbligo di fedeltà in ragione della scoperta, nel novembre 2007, di messaggi amorosi pervenuti sul cellulare” del marito, e scoperti e letti ‘attentamente’ dalla consorte.
La difesa – La tesi difensiva esposta dai legali dell’uomo ha cercato di evidenziare come il matrimonio fosse in crisi già da diversi anni e che, pertanto, la scoperta della relazione extraconiugale da parte della moglie non aveva fatto altro che “aggravare” un malessere già presente nelle dinamiche familiari della coppia. Una tesi, questa, che non ha convinto i giudici della Cassazione che hanno invece obiettato che la coppia aveva già avuto una “riconciliazione” nel 2002 in occasione della nascita dell’ultima figlia. A far fallire i piani di riavvicinamento e a far venir meno la ritrovata unità fra i coniugi sarebbe stata invece, secondo la Corte, proprio la “scoperta dell’infedeltà” appresa nel 2007 dalla moglie che, per caso o deliberatamente, aveva controllato il cellulare dell’uomo scoprendo i messaggi incriminati.
Il risarcimento – Nella sentenza, depositata il 6 marzo, la Suprema Corte ha anche disposto le cifre di mantenimento a carico del marito che da oggi dovrà versare all’ex coniuge duemila euro al mese, più altri tremila euro per il mantenimento dei tre figli, oltre al pagamento delle spese straordinarie concordate in sede legale tra le parti. Un’ultima disposizione riguarda l’affidamento dei figli ancora minori che, a causa della conflittualità dei due genitori, sono stati affidati al Comune di Milano con collocamento presso la casa della madre.